Verona 07/04/2014
Nella fresca stanza Tulipano la Fivi ha dato appuntamento a operatori di settore e appassionati per far conoscere vini e produttori, per farci raccontare dai protagonisti la loro storia, la passione che quotidianamente mettono per dare al proprio vino un’anima.
Insomma tante storie e tanti volti differenti tutti legati dal lavoro, dalla fatica, l’amore per il proprio territorio… per la vite.
Inizialmente avrei voluto elencare produttori e vini descrivendo per ognuno le caratteristiche visive,olfattive e organolettiche ma ripensando all’entusiasmo di Costantino Charrere ho deciso di raccontare un’esperienza molto intensa e appassionata iniziata con il racconto di Lorenzo Di Martino titolare della Masseria Campito. Non è facile alla luce di quanto sta avvenendo in quella particolare area promuovere un vino di Aversa ma Lorenzo racconta la sua scelta di diventare un viticoltore, quasi per gioco, consolidando attraverso l’Asprinio un legame con il suo territorio, perché sino dalla dominazione Angioina con queste uve veniva prodotto dell’ottimo spumante. Oggi con la Doc Aversa Asprinio Atellanum 2012, Masseria Campito ha deciso di proporre l’Asprinio così com’è, affinato soltanto,in acciaio proprio per non alterare quei profumi di agrumi e di macchia mediterranea che lo contraddistinguono.
Io amo il vino da qualunque parte del mondo arrivi però quando si parla di vini bianchi friulani, gli occhi mi luccicano e le mie aspettative si alzano di molto. Ho sempre pensato che nell’ambito nazionale il Piemonte stia ai vini rossi come il Friuli ai vini bianchi. Adoro approcciarmi a vini scontrosi, spigolosi ma di grande carattere e finezza. Il vino proposto da Edy Keber – Doc Collio 2010 (70% tocai friulano 15% ribolla gialla e 15% malvasia istriana) è proprio così! Intanto è l’unico vino prodotto dall’azienda e proprio per mantenere le tradizioni contadine regionali; 15 ha coltivati in un terreno con bassa acidità dove il Friulano e il vitigno maggiormente coltivato. L’annata scelta da Keber per la degustazione è la 2010 dove risultano chiare le impronte date dai vitigni ovvero: Salvia e spezie ( malvasia), agrumi e nocciole( ribolla) e la caratterizzante nota minerale (tocai).
Dal Friuli si passa all’Alto Adige per incontrare un personaggio veramente incredibile! Alla faccia della diplomazia!! Alex Dipoli non le manda a dire, “la maggior parte dei sauvignon nazionali, quelli dalle caratteristiche note vegetali vengono fatti con uve non mature” e poi.. il sauvignon ha bisogno di escursioni termiche di uve vendemmiate a fine settembre per togliere il vegetale. Il sauvignon ha bisogno di acidità e profumi stabili. Così si potranno ottenere vini da lungo invecchiamento. Stavo scordando che il buon Alex arricchisce il suo sauvignon grazie al Batonnage.
Cosa dire, la Doc Alto Adige Sauvignon Voglar 2008 in degustazione è splendida. Un pompelmo molto intenso e note balsamiche su tutto con un finale molto lungo.
Si rimane in montagna e si passa ad un altro grande vino prodotto da Les Cretes; la Doc Valle d’Aosta Chardonnay Cuvee Bois 2006 e a parlarcene c’era lui, Costantino Charrere.
Perché lo chardonnay in valle d’Aosta? Perché è una Pianta apolide è presente e si fa caratterizzare dal territorio. Ho scelto L’annata 2006 perché caratterizzata dal fresco e perciò capace di tenere il tempo.
Vinificazione in tonneau da 300 ettolitri, prima e seconda fermentazione nei tonneau. 11 mesi su fecce madri e batonnage dove la scelta del legno risulta fondamentale per arricchire il vino bianco di tannino.
Binomio inscindibile tra frutto e tannino. Frutta e fiori appassiti. Il tutto per raggiungere L’ Equilibrio del frutto evoluto con il legno che interagisce. Giallo oro carico con riflessi verdolini e una vena acidula donata dalla montagna. Finale Lunghissimo.
Dalla Vallee alle Marche con un Villa Bucci -Doc Verdicchio Castelli di Jesi Riserva 2005.
Mr. Bucci tiene a precisare, dopo aver narrato brevemente la sua storia di artigiano del vino, che il suo Riserva non arriva da un singolo vigneto ma bensì è frutto di un blend dei migliori vigneti. Blend diverso ogni annata.
Giallo paglierino carico di bella alcolicità evidente anche dagli archetti. Frutti secchi ma soprattutto fiori secchi, mare e salvia. Acidità rende vivo questo vino.
Saliamo in Piemonte con una splendida Barbera D’Alba Superiore 2011 di Brezza; 18 ettari di proprietà nella terra di Fenoglio.
Il winemaker racconta che dal 2010 no lieviti selezionati per poi passare al poi Bio. Oggi presente 2001 grande annata. Sino a qualche anno fa le barbere provenienti dai due Cru storici, Cannubi e Cannubi MUSCATEL venivano vinificate separatamente. Questa 2001 è già un blend dei due vigneti; di un bellissimo rosso porpora con riflessi rubini. Note caratterizzanti: frutta e acidità.
Villa del Cigliano – DOCG Chianti Classico Riserva 2006 azienda sita a San casciano in Val di Pesa: proprietà molto attenta alle problematiche del territorio.
In effetti ormai il Chianti lo fanno pure a Pisa! Ormai è scontro inevitabile. Tra Chianti Classico e Chianti… in generale.
Vino che si presenta di color rosso Mattone con riflessi aranciati. Pellame, tabacco,spezie frutti rossi sotto spirito.
Affinamento in botte per 4 anni per questo DOCG Brunello di Montalcino Riserva 2006 di Le Chiuse. Un Ottimo Brunello a detta della titolare una delle annate migliori. In effetti un Brunello che oltre a mantenere le caratteristiche tipiche nel colore e nei sentori, risulta estremamente morbido ed equilibrato.
Veneto e a parlare del suo vino è Marco Sartori dell’Azienda Roccolo Grassi ; Doc Valpolicella Superiore 2006 di Marco Sartori.
Circa 14 ha di vigneti a gestione famigliare. Dal 1996 per sviluppare il potenziale delle uve uve sono state venduti vigneti per comprarne altri in aree maggiormente vocati.
Da un vigneto di Mezzane, su terreni di origine vulcanica e argillosi arrivano le uve del vino in degustazione. Le ultime degustazioni dei vini di Roccolo Grassi non mi hanno entusiasmato ma questo 2006 è veramente notevole. Elegante, fine e schietto; veramente un ottimo Superiore.
Tenute Dettori Rosso 2004 dell’Azienda Dettori ubicata d’innanzi il golfo dell’Asinara tra Sassari e Castel Sardo. A raccontare aneddoti è Alessandro Dettori il quale dopo aver precisato che le aree maggiormente vocate per il Cannonau sono la Romangia, Oliena e Oliastra, ha speso, con ragione, parole da spot per la propria regione!
Ringrazio Alessandro perché ora sono venuto a conoscenza che il Cannonau e granaccia, Grenache o garnacha dopo gli ultimi studi hanno rivelato che geneticamente hanno in comune solo il 78%. Per rendere l’idea tra uomo e scimmia c’è una corrispondenza dell’82%! Granata con riflessi aranciati, scarico. Spezie, cuoio, vernice riempiono il naso. Per dirla alla Dettori….Salute e grano.
Abruzzo con la Doc Montepulciano d’Abruzzo 2001 di E. Pepe; a raccontare la storia dell’azienda è presente Sofia Pepe. Sicuramente insieme a Valentini i due precursori della qualità Made in Abruzzo.
Cosa mi colpisce è l’assoluta convinzione della Famifglia Pepe a non utilizzare legno; il segreto della grande longevità dei loro vini sono : il solo utilizzo di vasche in cemento, il lunghissimo affinamento in bottiglia e i lieviti non selezionati.
Singolare la vicenda DOCG, dove i Pepe non sono entrati, in quanto obbligatorio l’utilizzo del legno. Disciplinare poi modificato.
Cosa dire di questo 2001… Annata meravigliosa, equilibrata soprattutto tra Tannino e acidità.
Nessun vignaiolo per Polvanera -doc Primitivo Gioia del Colle 2010; vino dalla grande
bevibilita. Frutta e alcool a go go!
Chiusura con Paolo Saracco e la sua Doc Moscato d’Asti – Moscato d’Autunno 2013 appena imbottigliato; anch’esso un blend di uve provenienti da più vigneti siti tra le tre provincie autorizzate. Parlare del moscato della Famiglia Saracco è raccontare la Storia dei uno dei vini da dessert più conosciuti e bevuti, è la storia delle colline che dall’astigiano arrivano alle Langhe è la storia di un territorio narrata non più da Fenoglio ma da Cesare Pavese.
Due ore per conoscere, imparare ed apprezzare dei vignaioli veri! Tra informazioni tecniche, aneddoti divertenti e racconti appassionati anche il godimento di perdersi in mezzo a tanti calici unici. Adoro Vinitaly quando offre queste opportunità.
Mirko Sciutto